UN CUORE AVVOLTO NEL BUIO

Sito: SCUOLE COMUNALI
Corso: BIODIVERSITÀ
Libro: UN CUORE AVVOLTO NEL BUIO
Stampato da: Utente ospite
Data: domenica, 22 dicembre 2024, 19:34

1.

Nel buio si accesero due occhi rossi.

Fulmini e saette ricamarono il cielo.

La terra tremò.

E un uomo vestito di nero svanì nella fitta nebbia.

1.

2.

Chiara, spaventata, si svegliò di colpo ansimando. Si accorse di stringere con forza il materasso.

Dalla finestra aperta entrò il dolce canto di una cinciallegra che la tranquillizzò. I suoi lunghi capelli neri, che alla luce del sole avevano dei riflessi rossi, scivolarono dal cuscino.

Con un agile balzo si alzò dal letto e si fiondò in cucina per la colazione.

- Mamma, ho avuto un incubo spaventoso – disse e si strofinò gli occhi verde smeraldo.

Sua madre Sara, una nota biologa come il padre, le sorrise e replicò:

- Non preoccuparti, ci sono io. Su, mangia qualcosa.-

Come ogni mattina la ragazzina bevve del latte freddo, mangiò dei cereali al cioccolato e alcuni biscotti.

- Ascoltami tesoro, – disse Sara a sua figlia, - oggi tuo padre ed io dobbiamo andare a una conferenza, abbiamo chiesto a Pia di occuparsi di te. -

Pia era una biologa esperta che lavorava presso il Museo cantonale di storia naturale. Aveva una corporatura magra e atletica ed era di media altezza. Gli occhi color castagna le illuminavano il viso. Era sempre molto solare e gentile. Sara e Pia erano amiche da tanto tempo.

Chiara annuì e il suo sguardo si posò su una fotografia appoggiata su una mensola di un uomo dai capelli neri e con gli occhi verdi-azzurri. Aveva all’incirca trent’anni e sorrideva. Era Arachi, il fratello di sua madre, sparito in un insolito giorno nebbioso di primavera mentre faceva una passeggiata in un bosco. Molti lo consideravano ormai morto.

La ragazzina terminò la colazione, salutò sua madre, prese lo zaino e uscì di casa.

2.

3.

Dopo la scuola Chiara si recò pimpante verso il Museo cantonale di storia naturale e percorse un sentiero lungo il fiume Cassarate. Come sempre si guardava attorno curiosa e attenta. All’improvviso sentì un sibilo e un piccione che becchettava su un muretto sparì. La ragazzina trattenne il fiato, turbata. Subito dopo sparirono dieci formiche, una dopo l’altra, come se un invisibile aspirapolvere fosse passato di lì. Chiara non credeva ai suoi occhi e si sedette su una panchina. Per tranquillizzarsi prese un panino al prosciutto dallo zaino e lo mangiò, poi gustò una squisita e dolce mela. Alla fine estrasse un succo d’arancia e iniziò a sorseggiarlo mentre guardava il Cassarate. Un pesce nuotò in superficie e sparì. La stessa fine fece un germano. Chiara deglutì e con spavento si accorse che l’acqua non scorreva più.

Agitata, si rivolse a una donna che stava passando in quel momento:

- L’acqua non scorre. Lo vede anche lei?-

La signora, convinta che la ragazzina volesse prenderla in giro, storse il naso e replicò in modo piuttosto scortese: - L’acqua scorre come il solito – e se ne andò con il suo cane.

1.

4.

Chiara scese sulla riva del fiume e immerse la mano nell’acqua. Si accorse che effettivamente non scorreva e rimase senza parole, poi, presa dal panico, agguantò lo zaino, corse fino al museo e salì affannata le scale.

- Pia, Pia – gridò alla biologa. - Sono spariti un piccione, delle formiche, un germano e l’acqua del fiume Cassarate non scorre più. –

Pia non fece in tempo a replicare che dal soffitto scese, leggera come la neve, una polverina rosa che profumava di lavanda fresca.

La ragazzina iniziò a starnutire.

- Vieni, ti devo parlare – disse la biologa. La prese per mano e la condusse in una stanza bianca con al centro una pianta. Su uno dei rami vi era un piccolo geco variopinto.

- Sei la prescelta!- esclamò Pia.

Chiara sbarrò gli occhi e replicò:

- La prescelta? -

Una vocina fine e acuta disse:

- Ci salverai tutti.-

Chiara scosse la testa sbalordita e allungò un dito verso il geco che esclamò:

- Lo sai che fare così è maleducazione?-

La ragazzina ritrasse il dito di scatto. Si diede un pizzicotto e sussurrò:

- Sto sognando?-

5.

5.

Pia le mise una mano sulla spalla e iniziò a parlare:

- Non so se i tuoi desiderino che ti spieghi tutto in dettaglio, ma non ho scelta. Il tempo stringe. – Fece un profondo respiro, poi continuò. – Tu e tua madre appartenete a una famiglia biomagica della stirpe degli elfi ambientalisti. Il vostro compito è di proteggere la Natura. -

Chiara la guardò a bocca aperta.

- So che è difficile credermi - proseguì Pia – ma nessuno poteva immaginare che tutto si sarebbe messo in moto proprio oggi. Devo per forza parlarti anche di lui. -

- Lui?- chiese Chiara.

- Sì, lui, Arachi, tuo zio. –

- Il fratello della mamma? Quello che è morto? –

- Molti lo pensano.-

- Perché, non è così? –

Pia scosse la testa e iniziò a raccontare.

- Non proprio. Un giorno stava passeggiando in un bosco e si è alzato il vento all’improvviso…-

- Come fai a sapere cosa è successo? – la interruppe Chiara. – Eri con lui? –

- No – rispose Pia. – Tua madre era molto legata ad Arachi. Dopo la sua sparizione ha avuto una visione e me l’ha raccontata.-

6.

6.

Chiara la guardò incredula.

- Allora, dove ero rimasta? – rifletté Pia, poi continuò. – Una vipera l’ha morso e nello stesso istante un rapace molto grande l’ha beccato sulla testa, poi un fungo e un fiore si sono sollevati in aria e hanno sparso il loro veleno e il polline sul suo viso. Un po’ stordito Arachi ha inciampato in una radice che si è trasformata in un bastone che, a sua volta, si è fissato alla sua mano destra. Arachi ha perso l’equilibrio ed è caduto nel covo segreto della Malvagità. –

- La cosa? – domandò Chiara sempre più confusa.

- La Malvagità – ripeté Pia. – Arachi era arrabbiato con tutti e tutto. Detestava i giorni di sole e odiava la primavera. Era super allergico al polline e non riusciva a respirare bene, quindi doveva mettere una specie di mascherina. Aveva un sacco di problemi alle gambe e il suo corpo era sempre pieno di bollicine. La Malvagità è riuscita a catturarlo proprio a causa della sua rabbia e l’ha trasformato nel suo aiutante. –

7.

7.

- Cosa c’entro io? Che cosa vogliono fare?-

Pia, preoccupata, si passò una mano tra i capelli.

- La Malvagità si è appena risvegliata e vuole ottenere tutti i poteri della Natura, perché lei è una massa informe e pensa che, facendo così, riuscirebbe ad avere finalmente una consistenza e a evolversi. –

- E Arachi cosa ha fatto finora e cosa fa adesso? –

- Arachi ha aspettato che la Malvagità si risvegliasse e ora, con il bastone magico, assorbe animali e vegetali e glieli porta. Lei non può uscire dal suo covo.-

- Ecco perché ho visto svanire quegli animali – disse Chiara.

- Sì, tu, tua madre e pochi altri potete vedere ciò che sta accadendo. Gli altri umani, invece, non se ne accorgono quasi. Alla fine si ritroveranno in mondo deserto, senza più piante né animali. Pensavamo che non si potesse fare niente. Fino a oggi. –

Chiara la fissò.

- Solo la prescelta potrà fare qualcosa – terminò Pia.

- Tu dovrai salvare la biodiversità – aggiunse il geco. – Dovrai salvare tutti noi.-

8.

8.

Chiara non rispose. Sentiva il cuore battere a mille e per calmarsi ripensò alle parole della biologa e a suo zio.

- È la prima volta che ci faccio caso, ma aspetta un attimo… - disse. Dallo zaino che aveva ancora sulle spalle prese una penna e un foglietto, vi scrisse sopra il suo nome, poi quello dello zio. – È l’anagramma del mio nome.-

- Esatto! Brava, te lo volevo proprio dire.-

- Che cosa significa?- chiese Chiara.

- Non lo so. Forse è solo un caso. Forse no – replicò Pia. – Comunque vi è una profezia che è stata tramandata nella vostra famiglia biomagica della stirpe degli elfi ambientalisti. Si dice che un’ombra, cioè la Malvagità, avrebbe avvolto la Natura e che solo la prescelta, cioè colei che sarebbe stata cosparsa dal polline della natura - una polverina rosa che profuma di lavanda - avrebbe potuto sconfiggerla con l’amuleto della vita. Secoli fa esso è stato spezzato e i suoi pezzi sono stati nascosti nei cinque ambienti. Dovrai cercarli tutti. Ogni volta che ne avrai trovato uno, apparirà una porta che ti condurrà in un altro ambiente. –

Chiara annuì.

9.

9.

La biologa concluse:

- Inoltre, potrai parlare con gli animali. –

Chiara spalancò gli occhi stupita e anche un po’ impaurita.

- Tranquilla, è un dono che hai da quando tua madre ti ha dato il primo bacio. Fa parte di te da sempre, anche se fino a questo momento non lo sapevi. Ti abituerai in fretta.-

Alla fine, Chiara inspirò profondamente e si disse che avrebbe riflettuto più tardi su tutti quei cambiamenti, poi annunciò di essere pronta.

- Ti accompagnerò io!- esclamò il geco.

Pia annuì e fece un cenno con la mano destra.

Sopra i capi di Chiara e del geco cadde una pioggia di minuscoli granellini variopinti.

La ragazza e il suo nuovo amico si rimpicciolirono. Pia si abbassò e bisbigliò a Chiara che avrebbe dovuto compiere la missione in versione rimpicciolita, poi davanti a loro apparve una porta della misura della ragazza. Allora lei e il geco la varcarono insieme.

Prima che la porta si chiudesse alle loro spalle, Pia sussurrò:

- Buona fortuna, il destino della biodiversità è nelle tue mani.-

10.

10.

Come per magia il geco e Chiara si ritrovarono in una sala vuota con delle luci gialle che la illuminavano. Dopo un attimo comparve una strana porta.

- Oh, che bella porta! Dove mi condurrà?- disse Chiara indicando la porta di legno di ontano nero con una maniglia a forma di goccia e sulla quale vi era scritto “umido” con un’acquosa scritta.

Il geco rispose:

- Ti porterà dove troverai un oggetto molto prezioso.-

Chiara aprì la strana porta e si trovò nell’ambiente umido.

Rimase meravigliata da quel posto. In un angolino c’era una simpatica salamandra che la fissava. Dei massi facevano cadere una mini cascata in un biotopo. Un leggero venticello accompagnava delle canne a svolazzare di qua e di là. Delle trote e altre salamandre erano nell’acqua.

- Wow, che bello! Che cosa ci dovrei fare qua? – chiese Chiara al geco.

La piccola salamandra iniziò a dire una strana filastrocca:

11.

11.

Vicino al fiume cercherai,

e una goccia troverai.

Un airone cader farà

l’oggetto che si poserà

accanto a una foglia e, proprio là,

troverai il pezzo senza difficoltà.

12.

12.

Alla fine la salamandra fece un grazioso inchino e balzò nell’acqua.

- Ecco, adesso lo sai – rispose il geco a Chiara.

La ragazzina vide l’ombra di un uccello. Alzò lo sguardo e riconobbe un grande airone che teneva un lucente oggetto nel possente becco.

Qualcosa cadde vicino a una foglia.

Chiara ripensò alla filastrocca. Si recò dov’era caduto l’oggetto e rimase stupita quando vide un pezzo dell’amuleto. Era blu e magnifico.

- Che bello, ma c’è sopra una goccia?- chiese.

- Sì, è il simbolo dell’ambiente umido – rispose il geco.

Chiara si chinò a raccoglierlo e, subito dopo, dal nulla, apparve una porta.

Lo stipite era cosparso di foglie e frutti. In mezzo troneggiava l’immagine di una castagna. La maniglia era di oro puro.

La ragazzina la aprì e lei e il geco entrarono nell’ambiente successivo. Videro delle variopinte foglie e una radura di viole canine. Da dietro un albero sbucò un tasso che disse:

13. 


13.

Se in un bosco cercherai,

una tana tu vedrai.

Verso il sole guarderai,

un fulvo muso avvisterai.

Al collo dell’astuta guardiana lo troverai

e un fitto mistero risolverai.

Il vento tra i noccioli volerà

e uno scintillante oggetto apparirà.

14.

14.

Dopo che ebbe terminato di parlare, il tasso scappò. Allora Chiara alzò lo sguardo e vide Arachi. Fu solo un attimo, infatti, la ragazzina, immobilizzata, lo vide svanire misteriosamente.

Per liberarsi dalla paura ripensò all’indovinello del tasso e chiese al geco:

- Possiamo fidarci?-

Il geco rispose:

- Penso che il tasso abbia ragione.-

Al tramonto Chiara eseguì le istruzioni del tasso.

Arrivò una splendida volpe color fuoco che, senza dire una parola, la annusò e abbassò la testa in modo che lei potesse prendere il pezzo del ciondolo che aveva al collo. Era rosso e scintillante. Sembrava un rubino e c’era incisa una castagna beige. Chiara prese il nuovo pezzo, poi guardò in alto e da una candida nuvola scese la porta dell’ambiente urbano.

La porta era di legno con delle travi d’oro. Al centro c’era una faccia di lucertola color argento con una maniglia in bocca. Chiara tirò la maniglia per tre volte e uscì un becco di balestruccio al suo fianco. Era dello stesso colore della lucertola.

La ragazzina aprì la porta e davanti ai suoi occhi c’era un muro a secco, dove dominava una civetta. Essa guardò Chiara con i suoi occhietti affamati, sperando, per un attimo, che fosse un grosso topo, poi si accorse che era una ragazzina e si disse che forse era la prescelta, colei che avrebbe potuto salvarli.

La civetta chiese eccitata:

- Sei tu quella che ci salverai tutti? Io mi chiamo Pippo.-

- Ciao Pippo, io sono Chiara e sì, sono quella che vi salverà tutti. Almeno lo spero. -

La ragazzina si accorse che Pippo aveva una bottiglietta legata al collo. Dentro c’era un foglietto.

Allora Chiara prese la bottiglietta e lo estrasse. Su di esso c’era scritta una filastrocca che lesse:

15.

15.

In una casa vecchia entrerai,

tra i tanti sassi che vedrai

uno rosso avvisterai.

Subito lo alzerai.

Una luce abbagliante troverai

e tutto, alla fine, capirai

 16.

16.

La civetta spiegò a Chiara cosa volesse dire e aggiunse:

- Devi andare all’unica casa vecchia di sasso e lì, sotto un sasso rosso, troverai un pezzo di ciondolo color grigio con disegnata una casa.

- Vuoi venire con me?- chiese la ragazzina.

Gli occhi della civetta si riempirono di gioia e disse con voce certa:

- Sì, certo che vorrei.-

Così Pippo, Chiara e il geco si diressero verso la casa abbandonata. Una volta arrivati entrarono da un portone arrugginito.

Dentro c’erano tanti sassi. Cercarono ma non trovarono quello rosso. Delusa Chiara si sedette. Poi le venne un’idea e cominciò a scavare tra i sassi. Senza accorgersene spostò quello rosso e trovò un pezzo grigio luccicante. Era proprio quello che intendeva Pippo. La ragazzina salutò la civetta e non appena ebbe sfiorato il pezzo del ciondolo, dall’alto scese una porta.

17.

17

Chiara la osservò. Al centro c’era un’enorme margherita tempestata d’oro. Ai bordi c’erano dei semplici ghirigori.

“Cosa ci sarà altrove?” pensò.

All’improvviso una strana ombra apparve per due secondi sulla porta, poi svanì.

- Arachi! – sussurrò il geco.

La ragazzina non sentì e aprì la porta. Vide un grande prato verde senza fiori e senza alberi.

- Che cosa faccio adesso?- chiese al geco.

- Leggi cosa c’è scritto sul quel foglietto appeso alla porta, magari capiamo cosa dobbiamo

cercare – rispose lui.

Chiara, che non aveva neppure notato il foglietto, andò alla porta, lo prese e lesse ad alta voce:

18.

18.

Nel grande prato una margherita troverai.

La strapperai

e avrai

quel che vorrai.

E nella zolla incontrerai

quello che unirai.

19.

19.

Chiara disse al geco:

- Hai proprio ragione.-

- Vedo qualcosa di bianco, forse è la margherita.- replicò il geco. Scese a terra e si diresse verso la macchia bianca.

Chiara lo seguì e quando trovarono la margherita, la strappò e cercò tra le zolle, ma non c’era niente.

Dopo si disperò: - Non ce la farò mai. –

All’improvviso cadde un pezzo di ciondolo verde da una zolla di terra. Chiara lo prese ed esultò felice, poi ripiantò la margherita. Dopo un attimo apparve una porta a forma di foglia con quattro coccinelle e un ragno. La ragazzina la aprì e la oltrepassò.

Vide che vi era un carrello come quelli che si trovano nei luna park. Il tragitto era una montagna russa. Vi era un congegno che spruzzava succo di frutta. Chiara salì sul carrellino e partì.

Quando esso si fermò, la ragazzina, con il geco sulla spalla, scese, Cercarono insieme l’ultimo pezzo dell’amuleto, poi, per caso, si ritrovarono in un labirinto di foglie e incontrarono una vespa regina grande e maestosa come un leone con dei disegni sul dorso che disse:

19.

20.

Se in un frutteto cercherai,

un melo cotogno troverai.

Cerca bene, cerca male,

nessun dubbio ti assale.

Se accanto al suo frutto guarderai,

il tesoro scoprirai.

21.

21.

Chiara e il geco uscirono dal labirinto e la ragazzina ripensò alla filastrocca della vespa. Andò sotto il melo cotogno e la sorpresa fu enorme quando vide un pezzo di ciondolo giallo, luccicante e scintillante. Stava per prenderlo quando un’ombra oscura apparve dal nulla. Chiara prese il pezzo di corsa e scappò via. Salì sul carrellino e l’ombra apparve di fianco a lei. La ragazzina la spinse giù e la guardò scomparire tra le altre ombre.

Non appena il carrello si fu fermato, Chiara, impaziente, prese i pezzi dell’amuleto che aveva, di volta in volta, messo nello zaino e notò che su ognuno di essi c’era un disegno. Sul pezzo blu si vedeva una goccia d’acqua. Su quello grigio era incisa una casa con un comignolo. Su quello rosso vi era una grossa castagna, mentre su quello verde una rigogliosa margherita. Infine, su quello giallo, si vedeva una lucente ciliegia.

Con un bagliore i cinque pezzi si unirono e formarono un ciondolo con un buco al centro.

- Manca ancora qualcosa – disse Chiara.

In quel momento apparve una porta.

- Sì – replicò il geco. - Apri quella porta. È l’ultima. Arriveremo in un bosco. Lì troverai l’ultimo pezzo dell’amuleto. Lo possiede la Malvagità.-

22.

22.

Chiara sentì un brivido correrle lungo la schiena. Con grande paura aprì la porta e s’inoltrò nel bosco. Era fitto e non c’era nessuna luce.

La ragazza, spaventata, vagò un po’ nell’oscurità, poi vide delle fiamme rosse. Il geco le disse:

- Segui il sentiero di fiamme.-

Chiara si avviò ma cadde in un buco. La caduta sembrava non finire mai, poi, all’improvviso, la ragazza e il geco arrivarono in fondo e non si fecero neppure un graffio.

Il geco si guardò attorno e bisbigliò:

- Siamo nel covo della Malvagità. -

Chiara trattenne il fiato. Avrebbe voluto lanciare lontano l’amuleto che aveva trovato, tornare a casa e fare i compiti. Magari annoiarsi. Di certo non aveva la minima voglia di incontrare la Malvagità.

- Benvenuta – la accolse quest’ultima in tono ironico.

23.

23.

Due enormi braccia d’edera la incatenarono a una parete. Chiara urlò “Aiuto!” ma, com’era prevedibile, nessuno rispose. La ragazza temette di morire.

Nell’oscurità s’intravvide una luce rossa, gialla e arancione che si avvicinò. Era un bellissimo uccello colorato che la liberò dall’edera, poi volò via.

- Cos’era? – chiese la ragazzina.

- Un pavice, un incrocio tra un pavone e una fenice. Aiuta spesso gli elfi ambientalisti-, le spiegò il geco.

Di colpo, la Malvagità apparve di nuovo di fronte alla ragazza. Aveva gli occhi rossi, come quelli che lei aveva visto nell’incubo che aveva fatto la notte prima. Chiara ebbe un’intuizione. Forse la Malvagità era malvagia perché nessuno le aveva mai voluto bene. Stranamente percepì la sua solitudine e la sua tristezza e senza neppure riflettere si avvicinò e la abbracciò. Forte, sempre più forte.

La massa informe cercò di divincolarsi ma non ci riuscì.

Si sentirono un profondo respiro e un lungo pianto. La massa informe si sciolse e migliaia di goccioline si sollevarono verso il cielo, infine si riunirono e si trasformarono in un’enorme pietra nera che precipitò. Rimpicciolì all’improvviso a pochi metri dal suolo e cadde tra le mani di Chiara.

Poi divenne bianca.

24.

24.

Chiara la mise al centro del ciondolo che s’illuminò e si attaccò magicamente a una cordicella. In quel modo la ragazzina avrebbe potuto infilare l’amuleto al collo.

Volle farlo, poi, però vide Arachi, seduto in un angolo buio, con la testa tra le mani.

La ragazzina lo raggiunse.

- Ciao zio – disse.

Arachi la guardò. Sembrava disperato.

Il geco si mosse più volte sulla spalla della ragazza. Sembrava nervoso.

Chiara, seguendo lo stesso impulso che l’aveva fatta abbracciare la Malvagità, infilò l’amuleto al collo dello zio. Si alzò il vento. Apparvero di seguito una vipera che morse l’uomo, un rapace che lo beccò sulla testa, un fungo e un fiore che sparsero il loro veleno e il polline sul suo viso. Infine il bastone fissato alla sua mano destra si polverizzò, liberandolo del tutto.

25.

25.

Chiara, Arachi e il geco furono risucchiati da un vortice e ripassarono velocemente in ogni ambiente. Piante e animali ricomparvero.

Arrivarono infine in un bosco.

- Tutto è iniziato qui – disse Arachi e sospirò. – Grazie di avermi liberato.-

Chiara non seppe cosa rispondere e cambiò argomento.

- Da che parte si esce? –

In quel momento apparve una porta. Non si vedeva alcuna maniglia, solo un incavo al centro, della stessa dimensione del ciondolo.

La ragazza lo infilò e la porta si aprì, quindi varcò la soglia con il geco, seguita dallo zio. Giunsero nella stanza bianca dalla quale erano partiti. Pia li accolse con un sorriso raggiante.

- Ce l’hai fatta, brava! – esclamò, poi fissò l’uomo. – Arachi?-

L’uomo annuì.

- Chiara è stata molto brava e non si è lasciata spaventare neanche dalla Malvagità – disse il geco.

- Grazie – replicò la ragazza e si accorse che non sapeva che nome avesse. Lo fece salire su una mano. – Come ti chiami?-

Due voci, mescolate tra loro, risposero insieme:

- Sara Aras–

Poi ci fu un lampo. Il geco si sollevò in aria, quindi, davanti a Pia, Chiara e Arachi apparve Sara.

25.

26.

La ragazzina la guardò allibita. - Mamma?- esclamò. – Non sei andata alla conferenza? Come hai fatto a…-

- Ti spiegherò tutto con calma, più tardi – la interruppe Sara, quindi abbracciò Arachi e la figlia.

Pia li guardò commossa.

Chiara si staccò dall’abbraccio e si rivolse al geco che era di nuovo salito sulla sua spalla.

– E tu, come ti chiami? –

- Aras – rispose il piccolo rettile.

Ci furono delle scintille colorate, il ciondolo si staccò dalla porta, girò attorno ad Arachi e s’infilò al collo di Chiara. Sulle pareti della stanza si videro delle immagini degli ambienti naturali che Chiara e il geco avevano visitato. Uno dopo l’altro apparvero gli animali delle filastrocche. Nella stanza arrivò anche il pavice che, felice, fece la ruota.

E tutto finì.

27.