23.

Due enormi braccia d’edera la incatenarono a una parete. Chiara urlò “Aiuto!” ma, com’era prevedibile, nessuno rispose. La ragazza temette di morire.

Nell’oscurità s’intravvide una luce rossa, gialla e arancione che si avvicinò. Era un bellissimo uccello colorato che la liberò dall’edera, poi volò via.

- Cos’era? – chiese la ragazzina.

- Un pavice, un incrocio tra un pavone e una fenice. Aiuta spesso gli elfi ambientalisti-, le spiegò il geco.

Di colpo, la Malvagità apparve di nuovo di fronte alla ragazza. Aveva gli occhi rossi, come quelli che lei aveva visto nell’incubo che aveva fatto la notte prima. Chiara ebbe un’intuizione. Forse la Malvagità era malvagia perché nessuno le aveva mai voluto bene. Stranamente percepì la sua solitudine e la sua tristezza e senza neppure riflettere si avvicinò e la abbracciò. Forte, sempre più forte.

La massa informe cercò di divincolarsi ma non ci riuscì.

Si sentirono un profondo respiro e un lungo pianto. La massa informe si sciolse e migliaia di goccioline si sollevarono verso il cielo, infine si riunirono e si trasformarono in un’enorme pietra nera che precipitò. Rimpicciolì all’improvviso a pochi metri dal suolo e cadde tra le mani di Chiara.

Poi divenne bianca.

24.