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Chiara, Arachi e il geco furono risucchiati da un vortice e ripassarono velocemente in ogni ambiente. Piante e animali ricomparvero.

Arrivarono infine in un bosco.

- Tutto è iniziato qui – disse Arachi e sospirò. – Grazie di avermi liberato.-

Chiara non seppe cosa rispondere e cambiò argomento.

- Da che parte si esce? –

In quel momento apparve una porta. Non si vedeva alcuna maniglia, solo un incavo al centro, della stessa dimensione del ciondolo.

La ragazza lo infilò e la porta si aprì, quindi varcò la soglia con il geco, seguita dallo zio. Giunsero nella stanza bianca dalla quale erano partiti. Pia li accolse con un sorriso raggiante.

- Ce l’hai fatta, brava! – esclamò, poi fissò l’uomo. – Arachi?-

L’uomo annuì.

- Chiara è stata molto brava e non si è lasciata spaventare neanche dalla Malvagità – disse il geco.

- Grazie – replicò la ragazza e si accorse che non sapeva che nome avesse. Lo fece salire su una mano. – Come ti chiami?-

Due voci, mescolate tra loro, risposero insieme:

- Sara Aras–

Poi ci fu un lampo. Il geco si sollevò in aria, quindi, davanti a Pia, Chiara e Arachi apparve Sara.

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